lunedì 30 aprile 2012

Primo giorno in Studio

Okey stamattina ero emozionata come una bambina. Considerando che dovevamo uscire tipo alle 7.30 mi sono svegliata alle 6.45 ma non è bastato per fare colazione e vestirmi con calma. La sera prima non avevo particolarmente organizzato la borsa e quindi mi sono trovata in ritardissimo, rispetto ai miei piani. 
Ovviamente ho fatto colazione molto con calma, come sempre, e quello che mi è "scappato fuori" è stato:

1) vestirmi con chiarezza di intenti

2) truccarmi NON alla Wanda Osiris 

3) preparare la schiscetta per il pranzo

4) fare scelta oculata tra portare con me Mac o I-pad

Risultato?

1) tarantella della gonnellina nera: la metto o no? e le collant coprono abbastanza? e sopra? e sotto? Morale sono uscita praticamente in mutande, col vestitino grigio molto corto. Per fortuna sono negli States e va bene tutto.

2) squillo di trombe per l'entrata in scena di Cleopatra, regina del basso e alto Egitto, con matita nera che andava da occhio a orecchio. E ritorno.

3) Caccio furiosamente in borsa (la mia bellissima borsa di rappresentanza che lascerò poi al cugino, come promesso) una mela butterata e una banana che pareva uscita da una rissa.

4) porto Mac, grosso, e caccio di conseguenza nella borsa già piena il caricatore ciccione, con l'adattatore della presa Shuco, con l'adattatore della presa americana e dunque portare con me 1 kg di rame a perdere. 

Cominciamo subito con un meeting di due ore abbondanti, dove si passa in rassegna tutto. E quando dico tutto, dico tutto: fino all'ultimo centesimo, fino all'ultimo minuto pianificato. Sto studio è un carrarmato!
Tutti hanno qualcosa da bere, io ho già bevuto il mio caffè ma tengo lì la tazza vuota, per darmi un tono. Ma qui qualcuno ha anche la bustina apri-e-chiudi piena di semi di girasole o noccioline... Snack a manetta, intuisco subito che sarà una lunga riunione. La prossima volta mi porto la carbonara, fatta con i rigatoni, che impegnano più a lungo.
A turno tutti dicono la propria, io dico la mia, faccio anche una battutina che fa ridere tutti; ho già imparato 17 nomi diversi (di cui due si pronunciano uguali, ma sono scritti diversi) e sistemato il mio tavolo. Col mio computer fisso. Il Mac non mi servirà molto, era meglio l'I-pad. Qui la gente c'ha dei calendari digitali che sembrano il libro della Sapienza, sia per contenuti che per sigle e cifre. Miracoloso.
Poi si lavora, tutto bene, fino alle 12.15; Per pausa pranzo andiamo in un posto vicinissimo, arabesco, tipo mensa kebab. Ci facciamo per pochi dollari il pranzo (il mio è riso bianco e pollo rosso, un mix per la serie Divina Commedia: All'Inferno e ritorno) e lo mangiamo in studio. Tuuuuutto bene. Pomeriggio si continua, assisto un po' a tante cose per capire come funzionano. 
Alle 5.30 si finisce, e con un ragazzo dello studio vado sul sito di progetto per fare foto e misurazioni. Stiamo lottando con un Japanese maple, un acero Giapponese che non ne vuole sapere di morire e mi sa che non appena avranno realizzato il progetto opportunamente deviato in base alle SUE radici, morirà tranquillo. 
Alle 6.30 sono a casa anche io dove finalmente:

1) rimonto il letto, che sembra stato devastato da un gatto randagio.

2) racimolo i vestiti sparsi come se fossero piovuti dal cielo dopo un ciclone. Mi sento come Mosè che apre le acque col bastone, anche se si tratta di magliette e pigiami. 

3) incomincio a pensare alla cena, sana, nonchè alla schiscetta di domani. Se per 5 anni me la sono preparata anche a mezzanotte, pur di non farla al mattino, c'era una buona ragione...

4) ceno con calma e poi vado in bici da Starbucks a comprare il caffè in chicchi, per la macchinetta. Uè, l'ho menzionato anche oggi! Pazzesco... 

5) Doccia veloce ma incisiva. Oggi ci sono stati di nuovo 30° (Celsius) e io per sicurezza mi taro sempre sui 15°, tanto negli ambienti chiusi (casa, chiesa e studio) le temperature sono da conserva dei latticini. 

6) trovo una zecca nel cane. per fortuna è lì da poco e si può togliere. Non la tolgo io, però sono felice di averla trovata in tempo.

Poi basta, rispondo alle mail, saluto amici, chekko le spese e visto che è fine mese tiro le somme (così papà non mi tirerà il collo). 
Domani per me, ma già da 4 ore e 31 per voi, sarà il Primo Maggio. Lazzaroni! Qui si lavora!! ma col trucco... qui c'è il labour day, a Settembre. Lo scorso L.D. ero proprio qui negli States, ma in Michigan, e in vacanza quindi non vale.

Buon Primo Maggio, dunque!

(cara sorellina, l'acero Giapponese è quello che ti piace! Anche se la versione che ci fa dannare è tutta verde chiaro. Forse è per quello che sta morendo... è pure del colore sbagliato! Però è enorme, incute rispetto).

domenica 29 aprile 2012

Per dare un'idea del meteo...


- Si insomma, che tempo fa a Pittsburgh?
- Ma guarda, dipende... il range di temperature va da 5° C a 24°... fai un po' te...
- Cavolo, ma ti vesti a cipolla?
- Cipolla! Mi vesto alla cavolo...

Week-endless... 24 hrs no stop!

Immagina immagina: immagina di creare delle connessioni tra quartieri, tramite interventi artistici o architettonici, che mediante relazioni tra società e ambiente... no dai, sto scherzando (parzialmente) comincio con ordine.
Ieri. Primo appuntamento ore 8.00 del mattino, i cosiddetti "a.m." che secondo me stanno per Ammazza (che) Mazzata. Cosa ho fatto ieri? Probabilmente quello che non ho fatto in tre anni di università... Dunque, al mattino ci siamo diretti verso il North Side, mentre ancora masticavo i corn flakes della colazione, per partecipare ad un evento molto bello, di architettura e urbanistica. In ballo c'era un evento molto interessante, che coinvolgeva giovani di tutte le provenienze universitarie, per riqualificare il quartiere. Teoricamente sono andata solo per seguire la discussione ma poi, grazie alle meravigliose persone che mi accompagnavano, in 4 e 4 8 mi sono trovata coinvolta nel "team 3" in una sorta di caccia al tesoro svoltasi nell'area. C'era da rispondere a delle domande su alcuni edifici, e intanto perlustrare l'area. E poi? Poi pranzo, offerto dall'associazione, nel bellissimo Museo dei Bambini.


(una delle domande: il nome di una pasticceria.)

E poi? Bè poi brainstorming, ma quello vero, mica le "tempeste di cervelli" che facciamo in Italia. E' sempre bello poter usare le parole inglesi dandogli il loro giusto peso, senza fare gli esterofili. 
E poi? bè poi idee in libertà, mappe, disegni, lucidi, schizzi e discussioni. Faccio amicizia con Connor, Gavin, Chris e Kevin, che "lavorano" con me.  


 Dopo meno di 10 giorni dal mio atterraggio a Pittsburgh mi trovo già in mano un certificato di partecipazione. Sono estasiata, troppo felice di quello che continua a capitarmi giorno dopo giorno.

Alla fine dell'evento, sotto una pioggerellina americana (che per me è insostenibile, ma per loro è come se ci fosse il sole) ci dirigiamo al Peanutz Pub lungo Ohio Street. Qui birra e, nonostante siano nemmeno le 4 del pomeriggio, pure funghi fritti e patatine affogate in cheese and bacon. Si lo so, vi sconvolge di più la birra prima delle 4, ma a me sconvolge di più i funghi fritti e il dressing delle patatine. E anche le patatine. 
Chiacchiero tutto il pomeriggio del quartiere, di noi, di politica. Sì, racconto anche di Berlusconi e delle gare di burlesque, credete forse che non mi informi? Tutti ridono, un po' meno quando poi si parla di Repubblicani e Democratici, ma va bene così. Non ne so nulla e ascolto volentieri i pro e i contro. Imparo. 

Per tornare a casa, Connor -gentilissimo come tutti a Pittsburgh- mi da un passaggio sul suo pick-up (il mio primo viaggio su di un pick.-up) e mi lascia proprio a casa. Qui ci sono gli altri e, giusto il tempo di fare una doccia, sono di nuovo in macchina, per mangiare fuori in Downtown e poi assistere ad uno spettacolo teatrale. La serata è stupenda, siamo in un piccolo pub belga in quattro. Parliamo di tutto e di più, io ho probabilmente più della metà dei loro anni, ma sono molto interessati a quel che dico. Ridiamo e scherziamo, riesco a seguire bene e a turno raccontiamo le storie delle nostre vite. A partire dai trisnonni! Ciascuno ha la sua, la mia non sfigura per niente, anche se la conversazione tocca temi molto tristi (razzismo, segregazione, povertà). Siamo tutti semplicemente lì, a parlare di cose successe 100 anni fa. 

E poi? e poi il teatro! Pittsburgh come NYC, città piena di teatri e di spettacoli per tutti i gusti. Musical a manetta, ma noi andiamo a vedere uno spettacolo molto toccante, anche se "fastidioso". Lo spettacolo è Dutchman e parla di razzismo e discriminazione. Segue discussione sullo spettacolo e sul tema. Si parla tanto, quasi due ore, con attori regista e pubblico rimasto lì. Scenografia minimale ma bellissima, in questo teatro che nacque come bagno turco (turkish bath).


(dopo la discussione, sulla scena. palco centrale, allestito tipo treno suburbano, according to the story)

                            

E poi? si lo so che sono quasi le 11.30 (p.m. altresì dette Porca Miseria) ma è sabato sera e c'è una fabbricona, a Lawrenceville, dove c'è Art all the night long. 
                                    
Miriadi di pannelli pieni di dipinti quadri disegni e sketch dove chiunque poteva presentarsi e mettere in vendita la proprio opera. Trovo anche un Duomo di Milano, fatto da un Italiano. 750 $ ma non so se li meritava. Bè dai io dico di sì, diamine: è pur sempre un Duomo, mica Starbucks! (qui mi accorgo che in ogni post menziono Starbucks, anche quando non ci vado. No non mi pagano per farlo, è solo un mio pallino personale. Scusate). 

 


E poi? e poi cavolo è la 1.30 a.m. (...ammazza che mazzata) e quindi si torna a casa. Oggi infatti ci siamo svegliati comunque presto per andare a messa: 11.00 am service, in una chiesona in pietra chiara davvero bella, dove è tutto un celebrating continuo, un greetings ininterrotto, un welcoming dopo l'altro. Stranieri, diversi, turisti... non importa chi o cosa sei. Qui sei sempre e solo il benvenuto. 
Presto scriverò un post dedicato solo all'esperienza nella chiesa. Merita una sezione a parte. Per ora è tutto, gente. Abbiatene a sufficienza! 

Buona domenica a tutti. 



venerdì 27 aprile 2012

Prima biciclettata e poi... risotto!

Stamattina mi sono svegliata prestissimo e ho fatto la mia prima lavatrice con asciugatrice... avevo un bel po' di roba e quindi mi sono messa all'opera. Temevo di fare disastri ma sono stata fortunata. Stavolta tutto bene; appello delle mutande: tutte presenti.

Al mattino sono andata a fare un po' di spesa in un enorme centro commerciale, dove mi avevano già portato, ma dove volevo tornare con calma. Devo comprare tipo delle dolcevita bianche e nere, ma non ce ne sono più. Solo t-shirt o canottiere. No, i negozi ci sono qui, dai, è solo nella Downtown che mancano. Anche a Squirrell Hill (collina degli scoiattoli, e mica solo di nome) ci sono un paio di posti molto interessanti. Il più bello è uno che vende vestiti usati, in ottimo stato, e assolutamente trendy. Mi domando chi li ha lasciati lì, visto che in genere tutti i grossi mall vendono roba un po'... un po' americana. Dev'essere stato shopping di contrabbando, chissà! Comunque io ce l'ho a 15 minuti da casa (in bus o bici).
Si perchè oggi, comprato il super-lucchetto, ho fatto una biciclettata colossale. Si fa una fatica maledetta su e giù per le colline, ma mi sono riservata prima un giro nella parte più tosta per poi andare in quella più facile (un quartiere in via di ri-sviluppo). Ho inserito il cambio miracoloso e con quello vado ovunque.

Uff.. quante cose da dire, che ho fatto oggi... sono anche stata in un posto a fare una cosa, proprio "fare", che sarà un regalo prima per me e poi per loro. Settimana prossima sarà pronto e vi posterò tutto, ma per ora non voglio rivinare la sorpresa.

Di oggi non ho nemmeno foto, nonostante ne abbia fatte davvero tante di cose, e viste altrettanto. Ne vorrei prendere alcune (di foto) dei quartieri semi-abbandonati (ma in via di ripresa), ma solo nel momento in cui avrò capito un po' come prendere le foto, in base alla natura del quartiere. Non sono qui come turista, non vado in giro a fare foto a cavolo, alle case distrutte. Troppo facile!

A causa della mia attuale stanchezza mi limiterò a dire che dopo la biciclettata (finita in un Wine Shop dove ho preso del vino per cucinare) sono tornata a casa dove ho fatto il risotto alla Milanese per tutti. E' venuto buono (zafferano "i tre cuochi" importato da me medesima, parmigiano oribbbile ma vabè). Tutti sono stati contenti e dopo, già che eravamo lì belli concentrati nella cucina, ci siamo messi a parlare di lavoro. Per tutta la sera! Domani alle 8 c'è una presentazione, ora qui sono le 10.00 pm tipo e se penso che devo scrivere o pensare ancora qualcosa, mi viene male. Mi limiterò a dire che oggi è stata una giornata tosta ma davvero bella. Ho visto, a breve distanza di tempo e sempre in bici, il quartiere benestante e il quartiere abbandonato. Ne vengono fuori interessanti considerazioni, che presto concretizzerò in qualcosa di graficamente comprensibile. Per ora il risotto è il mio unico pensiero. Era molto delicato, spero non troppo. mannaggia devo prenderci la mano, ma non è facile cucinare italiano mentre parli in inglese, e di urbanistica per giunta! 

Insomma, se il cervello si potesse allenare come in palestra, penso che tornerò in Italia con una mega crapa tutta fatta di muscoletti guizzanti. Tipo Mars Attacks...
Gosh! speriamo di no! ma ne varrebbe la pena... :D

Un saluto a Mamma e Papà che so essere a Praga, nonchè agli amici che li accompagnano. Chissà se mi possono leggere da laggiù. nel caso, lasciate un segno del vostro passaggio!

Buona notte.

ps. veloce resoconto di ieri: grandissimo museo, di giorno, il Carnegie Museum of Art, e poi alla sera un eventino molto simpatico, in una scuola di quartiere, dove i bambini cantavano, recitavano o suonavano, a seconda delle proprie possibilità. E biscotti gratis per tutti! 

giovedì 26 aprile 2012

Downtown

Post riferito a ieri. Quello di oggi lo posto domani. Quanta roba da fare!


Mi sveglio presto ma faccio tardi per Skypare con un amico stavolta. Facciamo una lunga conversazione che mi fa un po' ritardare la tabella di marcia. Oggi da voi e' festa per il 25 aprile e quindi.. Avete tempo da perdere con me. Ciao Ricky, grazie che mi hai aggiornato un po' su di voi, mi fa sempre piacere. Perche' mi arrivano poche notizie, da li'...


Esco col bus, ormai riesco a muovermi bene da sola. Mi fa ridere il fatto che non ci sono due bus uguali, qui. Una volta è stretto, l'altra lungo, un'altra doppio, coi sedili rossi, blu, di velluto, di plastica... ti fa sentire fuori posto! Per prima cosa faccio tappa da Starbucks e striscio per la prima volta la mia carta fedelta' prepagata.  Mi prendo un bel the alla vaniglia e comincio a I-paddare la giornata. Tramite I-pad passano mappe e tutto quanto mi serve per organizzarmi qui. Calendario compreso.


Da Starbucks esco e cammino un sacco e mi dirigo verso il quartiere Bloomsfield (anche conosciuto come Little Italy) che trovo ma non nella parte che vorrei, quella più carina. Resto nel residenziale un po' povero, sotto al sole cocente, con la giacca di pelo... Che comunque non posso togliere, perche le piccole raffiche di freddo ti fregano, sono proprio gelide. Cammino in salita e raggiungo una strada grossa, la Penn Avenue. Li cedo e salto sul primo bus che passa. Non prima di aver preso una bottiglia di maledetto liquido vitaminoso, che sinceramente ci voleva tutto. Il bus va parzialmente bene, per fortuna so che prima o poi lo dovrò' cambiare e per puro caso becco la fermata giusta dove fare il cambio. Il bus dopo e' subito dietro al mio. Arrivo in casa in tempo per fare un pranzo sano e poi prendere i documenti della banca: ho appuntamento in Downtown per sistemare le ultime carte.

Dopo pranzo torno infatti nella Downtown (clicca per le foto) dove sistemo quello che devo fare e attivo il conto. La signorina che mi assiste, Devene, e' la stessa che mi ha fatto aprire il conto. Simpatica e gentile, in meno di mezzora mi mette a posto. Presa dalla gioia di aver fatto sta roba e sempre piu tranquilla, ritorno nella Market Square dove mi faccio la prima birra USA, una bella Yuengling Traditional Lager che ci sta proprio bene. Devo festeggiare, insomma! Il prossimo passaggio e' preparare l'assegno e consegnarlo. Il mio primo assegno!


Il resto del pomeriggio lo passo cercando dei negozi di vestiti, tanto per sentirmi un po' piu' a casa... Ma non ne trovo! L'unico centro commerciale che sembra avere qualcosa che possa essere definito un vestito ha solo negozi per signore oversize. Me lo fa notare la cassiera, gentilmente, e non posso fare altro che uscire -non avendo intenzione di raggiungere quella taglia. 

Mentre aspetto il bus per tornare a casa una signora -e non e' la prima!- mi fa i complimenti per le scarpe, ringrazio e dopo qualche secondo di silenzio le chiedo diretta, facendo proprio il gesto col pugno, all'italiana: scusa ma i negozi, 'ndo stanno? Quelli belli dico! La signora ride e mi dice che nella Downtown non ne troverò molti, a parte Macy's che scarto subito. O per lo meno, provo a resistere per ora, se poi proprio non troverò di meglio mi accontenterò di quello, ma come ultima scelta.
Mi consiglia Lawrenceville, che mi viene sempre piu' consigliato, come quartiere, per tutte le cose piu' cool. that's: bere bene, mangiare cose diverse, piccoli negozi, stradine carine... Vedremo quindi, appena lo vedro' dal vivo giudicherò io stessa. Vedremo vedremo...


Mentre torno a casa scendo dal bus nel quartiere di Squirrel Hill e costeggio il bel cimitero di Homewood. E' una camminata piacevole, non pensiate male. C'è molta tranquillità. E va bene, è un mortorio, ma un po' di relax ci sta. Bè cacchio, non proprio quel tipo di relax estremo, però insomma, capito no?


Ora, dato che siete stati bravi ad arrivare fino a qui, per premio vi metto le foto.

Ho attivato anche il link a Flickr! sempre in alto sulla vostra sinistra...

al prossimo post!


martedì 24 aprile 2012

Mexican War Streets


Oggi vi racconterò del quartiere che non si può non visitare quando si è qui a Pitt: Il Mexican War Streets. Nella migliore tradizione Pittsburghese, qui è tutto un DIY (fai da te) e casa per casa il quartiere si è ripopolato (dopo la crisi anni 70-80-90) e poi riconvertito. Ben connesso coi mezzi di trasporto, sta su di una delle colline di Pittsburgh, case in legno max 3 piani, tanti alberi, orti tra casa e casa e giardinetti easygoing metà coltivati e metà invasi dalle piante infestanti (che però stanno benissimo col piantato vero, anche perchè anzichè combatterle, le erbacce vengono solo regolate trovandogli un perchè).

Oggi scriverò poco, promesso, sono stanca e ho un libro da leggere, che mi servirà presto per la mia Internship qui. Sì insomma, c'ho da fare pure io!
Stamattina mi sono diretta qui coi mezzi... ci mettono un po' ad arrivare però quando poi arrivano, vanno che è un piacere. Mi fa ridere il "prenota fermata": un cordino giallo che corre lungo tutto il bus.

Pittsburgh è molto moderna nella Downtown, ma incredibilmente vecchia nei neighborhoods... con dettagli che sembrano usciti da un film di Sergio Leone. I pali elettrici sono ancora in legno, e la cosa che più mi sconvolge è vederli tutti puntellati di graffette in maniera casual-maniacale. Chissà perchè fanno così...

Il mio vero scopo qui era vedere il Mattress Factory Museum, ottima Fondazione che mette insieme artisti internazionali famosi o meno. Quello che conta è l'opera, non chi l'ha fatta. I pezzi che ospita sono molto interessanti, e in particolare segnalo sempre la stanza dell'infinito di Yayoi Kusama.

Le due foto sopra sono relative ad un'opera che mi è piaciuta ed era dedicata ad una raccolta fondi. Per 100$ ti compri mano e pane. Il ricavato va in beneficenza. Tutto l'ultimo piano del museo era occupato de queste mani che, formando geometrie rigorose, si protendevano nello spazio, offrendo quel tozzo rancido (la mostra è lì da un po') che comunque sembra sempre più invitante del "pane italiano" che provano a venderti, pre-tagliato. 

Di foto al quartiere non ne ho scattate stavolta, visto che quest'estate ne ho fatte tante. Vi posto un paio di Google Street View così andate a nanna tranquilli, se leggete alla sera, o andate subito a controllare su internet, se siete in università o al lavoro. 




Questa sopra è la mia foto street view preferita... la Google car è passata in mezzo ad una parata con trombe e suonatori. Volano pure coriandoli! La trovate in Sampsonia Street, provare per credere!
Ma continuiamo con le cose (in)utili:

YMCA... tata tata tata... YMCA... non è solo una canzone, ma un'associazione che si occupa dei ggioveni... tanti servizi, di tutto di più. Guardate che roba
Questa foto l'ho scatta mentre aspettavo il bus per tornare nella Downtown. Da lì ho scattato anche la foto in apertura di post: è il verde che è cresciuto senza chiedere il permesso a nessuno, al quale tutti si sono affezionati e se lo sono tenuto. I prati sono al max diventati parco-giochi per bambini, o altrimenti niente più di quel che sono: spazi verdi, pubblici.

Oggi posso scattare qualche foto in più anche in città. non piove ma c'è ancora un vento freddo che mi impigrisce "da maledètt" per dirla alla Milanese. Beccatevi ste fotine. A me pare abbastanza New York, come genere, ma ripeto: solo nella Downtown. Queste foto le ho scattate nel Cultural District, pieno di teatri e spazi per musicals e concerti. Proprio come a Milano, eh... uguale, dire...

Palazzi vecchi, grattacieli fuori moda, ma anche quelli più moderni. Non manca nulla!

Torno a casa verso le 2.00 pm e mi preparo il pranzo. Poi già che ci sono mi faccio un giretto col cane e quando torno faccio altri biscotti, che verranno apprezzati ancora più di quelli che ho fatto qualche giorno fa. Questi sono vaniglia e cocco, ingredienti trovati in dispensa. Cucinare è un bel modo per ingannare il tempo. Tanto sono sicura che non appena comincerò a lavorare, i biscotti me li farò mandare dall'Italia. Anzi [comunicazione interna] Mamma e Papà, mandatemi i "biscotti del lagaccio" e due pacchi di Nocciolini di Canzo. Senza fretta neh, però intanto segnate. L'indirizzo lo sapete. [Fine della comunicazione interna].
Sono circondata dai parchi e questa panchina alla Forrest Gump è l'ultima foto che scatto oggi. Prima o poi la userò, non appena comincerò a fare jogging o andare in bici.

Perchè Pittsburgh è come una scatola di cioccolatini, non sai mai cosa ti capita...


lunedì 23 aprile 2012

Semipubblico o semiprivato? Lo spazio Americano


nb. tranquilli, i miei post si accorceranno non appena andrò a lavorare, dalla settimana prossima. Per questa settimana sopportatemi!)

Nel corso dei miei giri mattutini per la downtown, ho avuto modo di capitare ancora nell'hotel dove sono stata il primo giorno per vedere una presentazione di lavoro. Quella mattina ero all'ultimo piano, oggi resto al lobby level, anche per fare una pausa da Starburcks. Starbucks e' dentro all'hotel e chiunque può entrare e sedersi. Mi piglio un tè verde e il New York Times - tanto per darmi un tono. Poi apro l'I-pad e mi connetto al mondo, Skypando con una cara amica a Milano. (Ciao Daui!!)





Comincerò col dire che gli hotel in genere sembrano usciti da un film anni 30. Non e' solo di Pittsburgh, questa caratteristica, ma proprio degli States. In genere sono tutti molto retro, con musica che varia dallo swing all'arpa sdolcinata (come mi capita stamattina) o al pianoforte virtuoso. Gli hotel di design moderno sono rari, e comunque guardati con curiosità. Le grandi hall non hanno particolare funzione, se non quella di ospitare. Perchè nonostante tutto gli Americano sono molto accoglienti.  Diciamo che sono naturalmente gentili, e' solo quando li fai incazzare che sono guai seri, per te. La grande hall, dicevo, tutta un velluto, soffitto a cassettoni, decori floreali in gesso, profumo di vaniglia e giglio. Grandi mazzi di fiori ovunque... Persone che si incontrano e parlano anche di lavoro, sulle poltrone. Io sono qui per cazzeggiare, lo ammetto, ma fuori c'e' la tormenta e siccome ho già fatto in veloce sequenza due cose che dovevo fare oggi, mi concedo una pausa prima di proseguire.

 

La cosa che mi piace degli Americani, e li osservo molto attentamente, e' che loro bevono sempre qualcosa. Principalmente caffe', ma lo fanno in qualsiasi ora del giorno e della notte, mentre guidano, mentre portano fuori il cane, mentre lavorano, mentre parlano di lavoro. Persino alla presentazione la gente aveva le tazze o le borracce (altra cosa molto US) con le proprie bibite preferite. E non importa che tu sia ricco o povero, avvocato o imbianchino, Starbucks e' per tutti! Il vero simbolo della democrazia qui e' la tazza usa e getta del caffe' americano. Di fronte a me c'e' un signore molto ben vestito e serio, che si ciuccia il suo mega caffe' mentre parla al telefono. 
Ora pero me ne vado. Non mi butterebbero fuori nemmeno la notte, ma siccome sta puzza di giglio mi sta dando alla testa, preferisco uscire nella pioggia. Ora dovrò farmi una bella camminata fino alla prossima cosa da fare.

Sono le 11 del mattino e ho appena finito di fare le cose importanti, compreso comprare francobolli per le lettere alla nonna e mandare la prima busta. Tutti sono estremamente gentili e... vogliono parlare. E' molto piacevole stare qui, nonostante il freddo (7 gradi C) la downtown si gira facilmente. Io sono ben protetta, quindi no problema. Certo che se non avessi lasciato i guanti a casa, sarebbe anche meglio...
La mia tappa successiva, assolutamente involontaria, e' proprio sotto al palazzo che preferisco, qui a Pitt. E' il PPG Building, un castello di vetro, letteralmente, che a fianco ha due belle piazzette quasi spagnole (se non fosse che sono grandi 15 volte le tipiche spagnole) e all'interno tutto un piano interrato dedicato ai ristoranti. 
Ne approfitto per fare un'altra pausa e scrivere ancora di questi spazi pubblici (accesso libero) ma privati (permanenza preferibilmente per clienti paganti). Rispettando queste regole non scritte, mi prendo un caffe' bollente e scambio due parole con la giovane cassiera. Simpaticissima, chiede e parla. Mentre mi fa il caffe' parliamo di vini e devo dire che e' molto esperta. Mi da delle buone dritte sull'offerta del Mid West, come alternativa ai vini californiani, ma il cliente dopo di me interrompe la chiacchierata. Mi accomodo sulla poltroncina e mi rilasso. Il piano interrato e' completamente vuoto ora e i tavolini sono predisposti per accogliere praticamente un centinaio di avventori. I ristoranti ve li lascio immaginare... Non manca Sbarro e mi fermo qui, per decenza. Il posto dove prendo il caffe' si chiama Crazy Mocha, fate vobis....
(sciuscià = shoes shine)

Nonostante le premesse a pranzo mi fermo proprio da Sbarro, l'unico che ha un buffet di verdure crude e cibi cotti semplicemente. Lì ciascuno si fa il piattino come vuole, poi lo pesa e lo paga. Semplice fresco e buono.
Poi esco di nuovo e continuo a girare sferzata dal vento. Visito  macy's (che mi delude sempre, anche se almeno è un posto grande e chiuso) e mi compro una schiscetta di plastica fiochissima -per i pranzi in ufficio - e un padellino semplice semplice, dal quale passeranno tutti i miei futuri pranzi e cene. Così parlò Zaratustra!

Quando poi viene il momento di tornare a casa mi prendo il mio bel bus, che vedo fare fermate interessanti (annoto tutto sul mio blocchetto) e in 35 minuti sono a casa, bella bella. Porto fuori il cane, vado a piedi a fare della spesa per la casa e stavolta capito in un posto biologico stupendo, che stupendamente mi pela un sacco di soldi. Maledetti "cucumbri" (cetrioli) e ***** zucchini!

(due consigli utili: rimuovere i bambini prima di mettere via il carrello e "premere qui" in caso di panico nel negozio)

Inutile dire che torno a casa distrutta, come voi dopo aver letto tutta sta roba, se non siete saltati subito alla fine. Doccia bollente, trucco e parrucco, e gestione delle spese fatte, sul mio primo vero foglio Excel. Ora metto un po' di ordine in giro e tra i miei documenti (devo ancora sistemare delle cose) e poi cenerò. 

Cheers!

domenica 22 aprile 2012

Il cane


Post veloce, a modi Twitter.


La cagnolona mi ha preso di mira... oggi -giuro- mi ha chiuso fuori di casa con una zampata e mi ha MANGIATO le mutande usate che avevo lasciato in camera. Capirai che magnàta... era un tanga! ahahaha! Quando l'ho preso su per metterlo nella sacca dei panni era diventato un cerchio! ahaaha!!!

Chissà cos'altro avrà fatto... Spero non abbia mandato sms stupidi dal cell, quel cane è capace di tutto...
Vabbè dai, poco male. Era un tanga di H&M...

sabato 21 aprile 2012

Il tanto e il poco. Contrasti americani


Oggi abbiamo fatto una camminata nel bosco vicino a casa. Pioveva e -grazie al cielo, ma mio malgrado- siamo scesi a 7° per intenderci. Mi sento meno idiota, mentre prima di uscire passo in rassegna i maglioni che ho portato. Ma torniamo al bosco: è il Frick Park. Sembra una foresta vergine, mai intaccata da essere umano. Ci sono un paio di strade battute e poi dei sentierini che in realtà sono determinati più da delle correnti di acqua che dal passaggio delle persone. Il giro che facciamo va in tutte le direzioni, non seguiamo nessuna particolare pista. Quasi ti dispiace camminare sopra alle piante, perchè è come camminare in una perenne aiuola dove sai che vige la regola "non calpestare l'erba". Mi viene spiegato che lì la missione della comunità è far emergere la natura così come è, spontanea, dove gli alberi possano nascere cresce e marcire in pace, in un perenne ciclo vitale che solitamente manca. C'è un gran odore di bosco, cioè quel marcetto che non sai mai se viene da scoiattoli morti o foglie in putrefazione. A proposito di scoiattoli: ne ho visto un in giardino…

Il bosco è tutto verdeggiane, dicevo, con tante piante una diversa dall'altra, perfettamente organizzate in aiuole e cespugli assolutamente naturali. Qui la gente ci corre, ci porta il cane, i figli, i nonni… fa jogging… e mi viene da pensare che l'America (gli States) sono proprio un paese strano. Se penso che a pochi miles da qui ci sono posti che vendono cose che voi umani non potete immaginare… patatine ai 4 oli, cookies delle meraviglie e succhi di frutta concentrati, surgelati, inscatolati e pronti per essere fatti rinvenire con la semplice aggiunta di acqua. 
Cosa accomuna tanta bellezza naturale a tanta confusione alimentare? La risposta, per ora, me la do così: l'abbondanza. L'abbondanza è il leit motiv di questo gran paese. Tutto è amplificato, nel bene e nel male. Tutto, per essere percepito, deve essere doppio e triplo. Non importa che siano piante o caramelle.
E' un po' come se i sensi di chi abita qui siano un po' atrofizzati e che per capire bene le cose le devi per forza gonfiare. Ma non è colpa di una mentalità particolare, penso che sia proprio una conseguenza di questi spazi così immensi che sin da subito hanno dato la massima libertà di fare il massimo. E questo, quindi, è quanto. Ed è tanto!
Più spazio lasci, più spazio si prendono, gli Americani. Come le tartarughe, che se le metti in vasche via via sempre più grandi, crescono di conseguenza. Sarebbe bello se questo valesse anche per i soldi: metterli in portafogli sempre più grossi per farli aumentare; ma l'unica cosa che aumenta, in quel caso, è il senso di vuoto…

Una bella particolarità del Frick Park è il tipo di rocce e di terra. Si tratta di antiche formazioni di roccia nera, tutta a strati sbrisoloni, che man mano che si sminuzzano diventano una sottile polvere nera. Deve essere un tipo di argilla, mi pare di capire. Molte parti di terreno non vegetato sono merissimi. 
Ci sono dei massi enormi sparsi ovunque, in via di sbriciolamento, che rendono questo bosco ancora più primordiale. 
Sentiero dopo sentiero, ci avviciniamo sempre di più all'abitato che circonda il parco con nonchalance. Compare un campo di bocce (grande), il museo del Sig. Frick (che pronuncio male, come se leggessi "Freak" = bizzarro) e poi le casette bene che ci sono qui. I giardinetti, tutto attorno alle singole casette, sono un tripudio di fiori e di colori. Sembra proprio di stare in un villaggio delle fate, nonostante la pioggia.

Nel pomeriggio, come contraltare, siamo stati in un grande centro commerciale per comprare delle cose per la casa e dei vestiti. Poi approfittando dei banconi dedicati agli alimentari, ho fatto spesa di verdura fresca, frutta e PASTA BARILLA (scusate la marchetta, ma quando cce vò ccè vò!). Ho poco tempo per guardarmi bene attorno, è un po' come quei programmi (americani) dove hai 3 minuti per fare la spesa e un'ora per fare una cena per 35 persone. Uh! Mi accorgo solo ora che mi manca tantissimo il canale satellitare Real Time (canale 31). Altra marchetta, scusate. 

Una volta a casa incomincio a lottare con il computer, per sistemare la mail e cercare info sui mezzi pubblici di Pittsburgh. La prima roba non riesco a farla (maledetto Tiscali, e questa è una contro-marchetta) la seconda ci riesco abbastanza, anche se è graficamente incomprensibile leggere i percorsi. Ho avuto meno problemi in Giappone! Lunedì, comunque, verificherò quanto sono "urban", visto che mi muoverò coi mezzi. 

Concludo la giornata alla sera, da sola, cucinandomi la pasta comprata e facendo dei biscotti al cacao con le spezie. Controllo la traduzione dei gradi da C° (nella mia mente) a F° (nel forno) e dico un paio di pater noster. Vengono bene e buoni, anche se, pur senza mettere lievito, raddoppiano di volume. Forse potrei provare ad infarinare i soldi con la farina che ho usato, per vedere se si gonfiano. 

Bòn, domani è domenica. Vedremo che succede ancora. Per ora ho tanto tempo di scrivere, chissà via via che sto qui. Lo scoprirete… dopo la pubblicità!

Walgreens


Questo post lo dedico a Walgreens, catena che ha un po' inventato la formula magica: "prima ti faccio ingrassare e poi ti do la possibilità di dimagrire".
Oggi ero a casa da sola e sono andata lì per forza, a piedi, perchè era l'unica cosa che avevo vicino a casa e volevo comprare, tra le altre cose, shampoo, doccia schiuma e delle collant da pochi soldi e altrettanti denari. Quelle che mi sono portata dietro sono tarate sui -10°, e parlo di spessore sopra i 20 denari, per intenderci.
Oggi ci sono, meraviglia, ben 25° tanto per dare un'idea dell'ordine di grandezza.

Mi dirigo verso la meta, cercando disperatamente dei punti di riferimento tra una viuzza e l'altra, posto che le case sono tutte carine uguali, tutte fiorite dalla cantina al cucuzzolo, con le stesse grosse macchine, sempre con un tizio nel giardino che o sega il prato, o lo ha appena fatto. Escludo la possibilità di lasciare briciole alla pollinico, perchè conoscendo (poco) gli americani, potrebbe passare qualcuno e magnarsi pure quelle. 
Arrivo alla meta, ben sapendo che avrei trovato le cose più strane e più confezionate in assoluto. Entro e infatti capisco che sarà una spesa molto lunga. Lunga perchè trovare quello che ti serve è praticamente impossibile. Tutto il resto c'è. Quello che più mi piace è che ti vendono una cosa, e a fianco il suo opposto. Sigarette? a fianco le pillole per smettere. Patatine al burro d'arachidi? in basso a destra trovi il tappetino per fare gli addominali. Coca-cola? subito dopo i peperoncini Jalapeno, per assicurarsi che uno compri in un circolo vizioso prima gli uni e poi l'altra. Ultima e poi smetto: crema per la depilazione? Parrucche sulla sinistra…

Tutto è perfettamente predisposto per farti comprare a catena tutto quanto. Soprattutto perchè "non si sa mai".
Ma io sono lì per prendere un po' di pane e qualcosa di commestibile, preferibilmente da cuocere io. Ma da Walgreens non si può, è tutto già fatto e tutto pronto. Probabilmente tra qualche anno venderanno i prodotti già mangiati: compreranno la scatola vuota tanto per abitudine. I 4 salti in padella nostrani prevedono già troppi passaggi, roba da chef insomma.

Dopo aver attentamente valutato i pani a disposizione, evitando quelli con avena dentro (è il quinto cereale che mi ammazza) cedo e compro un orrido pane che spacciano per italiano. Slogan: il pane con "l'accento straniero". Ma gli venisse un colpo!! 

Finita la spesa vado alla cassa e pago col bancomat. Ma perchè un così bel nome, e chiaro, non è internazionale? Chiedo con apprensione (visto che devo strisciare io la card dentro ad un computer che pare un trattore) COSA devo premere, se voglio pagare con la carta con il codice pin. Mi dicono, molto gentilmente: debit card. Penso che sia finita e invece… next question: "vuoi dei soldi indietro?". Non ricordo esattamente le parole, però la domanda era quella. "Mi piacerebbe ma temo che verrei arrestata!" 
Chiedo spiegazioni alla cassiera che ribadisce se voglio dei soldi. Io insisto a dire che non ne voglio! Voglio pagare quanto devo, nè più nè meno. Allora lei mi spiega gentilmente che quell'aggeggio può fungere anche da bancomat, fino ad un max di 50$ se non sbaglio. Paghi e puoi prelevare direttamente. Prossimo passo: paghi, prelevi e ti assemblano quello che hai preso fino a farti un panino o una cena a seconda dell'acquisto. Totale…

Alla fine vabbè, vinco io, faccio la mia spesa comunque sana e torno a casa a farmi il mio panino col tonno. Per fortuna banane e insalata "eran nell'orto" e tutto finisce bene, bevendoci su un bel te verde in una bottiglia che giura e spergiura che non c'è niente di niente, dentro: no coloranti, no conservanti, no ingredienti, no zucchero… ancor un po' e ti dicono che nel tè verde che stai bevendo non c'è manco il tè. Believe me, my friends…

Alla prossima!

venerdì 20 aprile 2012

Escusè muà, nus vulevam savuar l'indiriss...

E adesso? E adesso che si fa, dato che atterro a Pittsburgh come Totò e Peppino arrivarono a Milano, tutti bardati come se dovessero andare nel Klondike (Alaska) e qui ci sono praticamente 24 gradi?? Come la mettiamo?

Pittsburgh ti stupisce, mannaggia a Lei, è così imprevedibile... mi sono portata persino la giacca da sci! Ma qui è primavera inoltrata, la gente va in giro in maglietta! Va be, non importa, troverò un alternativa valida ai maglioni che ho in valigia. Per fortuna ho previsto un vestiario a cipolla, quindi diciamo che mi vestirò a partire dal bulbo (della cipolla) evitando gli ultimi strati.

Perchè Pittsburgh è così, gli Stati Uniti sono così, c'è sempre una soluzione, molto difficilmente ci sono problemi. O perlomeno, comincio a credere che la percezione di "problema" sia molto diversa da quella Milanese; va bene, diciamo la verità... diversa dalla MIA concezione di problema. Sento che mi semplificherò molto via via che rimarrò qui.

La città mi accoglie bene, direi. Dopo un viaggio con un sole perenne, in aereo, e due scali, arrivo a Detroit e poi Pittsburgh. Qui atterro, appunto, con la giacca da aviatore, quella col pelo, e vengo accolta calorosamente (come se non bastasse) dai parenti. Sono felicissima e tutte le preoccupazioni passano. Mentre torniamo dall'aereoporto, vedo tanto verde, ben curato, colline, poi boschi, poi entri in una galleria un po' vecchiotta e alla fine del tunnel... patapuff! Welcome to Pittsburgh! Eccola qui la città: esci dalla collina e te la trovi davanti come nelle cartoline, col Golden Triangle pieno di grattacieli un po' anni 90, con delle forme un po' balorde, ma dignitosissimi. Non sono snob come quelli di Chicago, non sono asfittici come quelli di New York, sono semplicemente lì e basta, pronti ad accogliere chi arriva.
Per raggiungerli si attraversa il fiume (uno dei tre che imbevono la città: Allegheny, Monongahela e Ohio)  sui ponti gialli di acciaio un po' retro, tutti molto simili, il che conferisce gran calma alla veduta di insieme.
Poi va bè, strade larghe, macchine grosse, alberi alberi alberi, cimitero, alberi, alberi e si arriva a casa, in un bel quartiere, a fianco del bosco. Tutto in fiore anche nel giardino, con tanto di fontanella a muro, per niente zen, ma assolutamente adatta allo scopo (fare quel rumorino di acqua che ti culla mentre pisoli in giardino).
Vengo ospitata nella mansarda della casa, ho tantissimo spazio per me, è proprio bello. Sono proprio quelle case che vediamo nei telefilm di Mediaset. Mi aspetto sempre che dalla finestra entri un Dawson (di Dawson's Creek) o un qualche altro personaggio di quel tipo, sperando di essere scartata da quelli alla Twilight (!!!).

Oggi, in particolare, ho pulito un po' la stanza e messo a posto le mie cose, e finalmente iniziato questo blog. Qui vi aggiornerò poco per volta e genericamente, su Pittsburgh e quello che può succedere qui. Presto pubblicherò anche delle foto.

Ciao a tutti e... benvenuti a Pittsburgh!