PREFAZIONE

(al libro che contiene tutti i post pubblicati)

Questo libro è stato scritto in maniera esagerata, perchè esagerato è il tema.
Andare in America è sempre un rischio esagerato, poichè o va tutto bene, o va tutto male. Non credo vi siano alternative, perchè l’America non conosce troppe sfumature. Conosce tuttavia moltissimi colori: ciascuno può trovare la propria tonalità, ma ci vorrà molto molto tempo prima di poterla “sfumare” e ammorbidire. 
Io sono rimasta attaccata al mio tricolore, rompendo già la prima regola del trovare UN colore che ci possa rappresentare. Ma chi mi conosce lo sa che io non rispetto facilmente le regole. Mi viene però benissimo crearne di nuove, a mio gusto, che finalmente posso rispettare. Le mie regole in Italia non sono molto comprese, solitamente, mentre in America sono molto apprezzate. E non ho nessun rancore verso l’Italia, ci mancherebbe. Dopo un anno in America, però, ho capito che io forse sono un’americo-italiana, piuttosto che una italo-americana. 

La miglior definizione di Pittsburgh è la seguente: grosso villaggio e piccola città. Per fortuna loro e mia, i Pittsburgher (sic) hanno preso solo i vantaggi di entrambe le parti. Qui si vive bene: tranquilli se si vuole tranquillità, oppure iper-attivi se si è come me. Io, per un anno -qui fedelmente riproposto- mi sono rincretinita (lo ammetto) di eventi e cose da fare. È la bellezza complessa di Pittsburgh che mi ha dato alla testa e mi ha riservato numerose sorprese. Mi sono tuffata a pesce in tutte le opportunità offertemi all’improvviso, dopo anni di “Italiana sopravvivenza creativa”. Mi spiego: c’è una grande differenza tra l’essere creativi per non soccombere, e dover preservare uno status quo, e l’essere creativi per poter crescere, e sviluppare more and more.
Non che l’America sia illimitata e perfetta, ma almeno lascia la possibilità di provarci. In Italia, invece, dobbiamo lottare per prenderci e darci una possibilità (di sopravvivere). Non pensiate che io sia alla ricerca di cose facili: se sono andata in America è per il motivo opposto, nonchè per combinazioni fortunate. Se la fortuna continua, poi, è perchè bisogna costruirsela giorno per giorno. 

La cosa più importante che ho imparato è che posso fare tutto. Ce la posso fare, sempre. Certo: bisogna essere pronti a ricominciare da meno di zero, faticare col sorriso, dire sempre di si (alla vita e agli Americani) e fidarsi ciecamente. 
Io ero pronta, al momento giusto. E voi, siete pronti per leggere di questo anno esagerato?


Bea
ps. a me è andato tutto bene!



* * *



ACROBATI

L’Italia è un popolo di acrobati: 
gente che arrischia ogni sera la vita,
 e si prepara nelle ore di riposo a camminar con eleganza sulla corda 
od a saltar di trapezio in trapezio 
o far volare in aria cinque piattelli e due clave. 
Ci si aspetta ogni momento una catastrofe e non accade. 
Si ritorna a guardarli il giorno dopo. 
Sono straordinari, incredibili. Non si sa come facciano. 
Tutti i momenti si dubita. 
Ma loro non dubitano mai.

Dall’Ideario di Giuseppe Prezzolini 
Lettera A
1956


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