domenica 15 luglio 2012

Indovina chi è venuto a Pittsburgh!


Mi ero ripromessa di fare un blog quasi scientifico, solo per parlare della città' di Pittsburgh, ma non si può' fare un blog senza finire a parlare di se'. E siccome Pittsburgh e' fatta di persone, l'unica cosa che posso fare e' parlare di chi viene qui, anche a visitare me. E quindi eccoli qui, puntuali come orologi svizzeri e carichi di doni come Babbo Natale, i miei super eroi, che per 6 giorni sono stati negli States, passandone 4 con me. Io che all'inizio mi dicevo di non aver bisogno di visite... Confermo! Ma era tre mesi che non ci vedevamo e la gioia di riabbracciarsi è stata immensa.
Gli ho preso io l'hotel e sono pure rimasta in camera con loro, tanto per non perdere nemmeno un minuto. Pittsburgh come sempre non ha tradito e ci ha offerto il meglio di sè. 
Siete pronti? TENIAMOCI forte, mega post in arrivo!!

Giovedi' pomeriggio sono arrivati super puntuali e sono arrivati in hotel mentre ero ancora in studio. Con senso del dovere giapponese ho finito di fare quello che dovevo fino all'ultima riga e poi sono andata in Downtown col bus. Appuntamento ore 4.30 pm, non un minuto di più. Convenevoli nella privacy della stanza dell'hotel, con vista sulla Steel tower, ora UPMC tower. (Ricky, il grattacielo che ti piace, aprivo la finestra ed era lì di fronte a pochi "feet").
Dopo aver ricevuto i miei regalino e tutto quello che avevo chiesto dall'Italia (robe noiose, per lo più creme e saponi e liquidi delle lenti a contatto…) ed essermi sincerata delle condizioni fisiche <of my folks> usciamo in città e passeggiamo lungo il ponte di Andy Warhol e poi rientriamo da quello di Clemente. Temperatura perfetta, non c'è nemmeno troppo caldo, è ideale fare due passi.
Gli mostro praticamente tutto quello che c'è in Downtown, da est a ovest, fino al Gateway Center, con tutte le statue finte di Seward Johnsons. Nonostante il jet-lag, sono proprio orgogliosa dei miei, che sono stati davvero eroici nel seguirmi ovunque, schivando gli scoiattoli che popolano i giardini.
L'appuntamento successivo era nella mia piazzetta preferita, Market Square, dove però c'era un raduno di Harley Davidsonisti, quelli duri e puri.
Tante risate, qualche baffo, e tanta "pelle" al vento, in tutti i sensi.
La serata si conclude con un gelatino e un bellissimo rientro in hotel post tramonto, con la PGH che mi piace, mentre si accende piano piano.


Venerdì comincia presto, per il loro jet-lag e la mia sana abitudine a svegliarmi alle 6.15/6.30. Colazione da Starbucks, però quello figo nell'Omni William Penn Hotel. La hall di quell'hotel è un via vai di gente, anche non direttamente cliente, che però ne approfitta di cotanto lusso. I miei sono entusiasti del caffè di Starbucks. Viva viva!
Veniamo poi raccattati al volo e portati nello Studio, a fare una visita veloce. Tutti sono sempre super gentili e in pochi minuti facciamo tour dello studio e del personale. Ogni membro dello studio è per me un tesoro, non potrei rinunciare a nessuno di loro, sono un team perfetto.
Dopodichè ci dirigiamo al Phipps Conservatory, dove non ci sono mai stata nemmeno io ma che da tutti è pluri consigliato. Bè ragazzi, dire che è commovente è dire poco. E' una meraviglia di giardino botanico,altro che storie. Un trionfo di piante e colori, farfalle fiori e odori. Commovente.
Dopo un giro obbligatorio allo shop del museo, dove mi prendono un souvenir (a me!!) tenerissimo che è già sul mio comò, li porto al ristorante indiano Yuva che avevo provato col mio amico video-artista. Un successone, e prezzi buonissimi, come il menù che propongono. In quel ristorante lì lasciare avanzi da portare a casa è fisicamente impossibile. Penso che non abbiano nemmeno le "doggy bags" a disposizione. Tutti finiscono tutto!
Ben rifocillati ci dirigiamo verso la Cathedral of Learning, dove non ero ancora riuscita a salire nemmeno io. Bello l'interno, magnifico il 36° piano. Basta prendere l'ascensore, non serve nè tour nè biglietto. Sali in cima e vedi anche il progetto della scala in metallo fatta dallo Studio. Meravigliosa vista e foto ricordo carinissime. 
L'appuntamento successivo è il Gallery Crawl in Downtown, che si conclude con una passeggiata sul Riverfront. Il tutto avviene con una tempistica perfetta che ci fa arrivare perfettamente in tempo alla cena di lusso al ristorante Nine-on-nine, coi parenti americani. Meraviglia delle meraviglie, alla faccia del venerdì 13.



Passando sotto al David Lawrence Convention Center

Sabato, nonostante la pioggia (che comunque abbassa la temperatura quel tanto che basta per fare tutto quello che vogliamo senza morire di afa) ci dirigiamo nello Strip District. Gli ombrelli li offre l'hotel, gratis. Il bus è incredibilmente puntuale e il tour comincia da una chiesetta balena, la Saint Patrick Church, la cui particolarità è la scala san, che si può fare solo a ginocchioni. Noi prendiamo le laterali, ovviamente, e dalla polvere che intravedo sugli scalini direi che non siamo gli unici.

Le tappe successive, però, sono molto più divertenti e comprendono tutti i negozi che entrambi i lati di Penn Ave (dalla 16a alla 22a strada) offrono. Tappe da non perdere, se ci andate, sono:

-Mike Feinberg (tutto per le feste)
-Penn Macaroni (alimentari Italiani, ma veri!!)
-Enrico Biscotti (biscotti)
-Enrico Cafè
-Pamela's (colazioni e pranzi, il preferito di Obama)
-Mon Aimee Chocolat (tutto cioccolato)
-Mancini's Bread (pane)
-Lotus Asian market (supermercato cino giapponese)
-De Luca (ristornate)
-Fort Pitt Candies (caramelle e sigarette - le trovate solo lì, nello Strip)
-Il negozio di T-shirt  (bancarelle, in realtà)
-Il negozio di Kitchen supplies (il paradiso del tutto e niente: tutto in negozio, più niente nel portafoglio, quando si esce)

… e tanti altri. Se ci andate li vedete, tutti.
I miei erano entusiasti, nonostante la pioggia ci siamo divertiti tantissimo e abbiamo comprato una marea di souvenir per tutti.
L'ultima tappa è stata dal panettiere Mancini's, dove ci siamo presi una pagnotta gigante al Tomato Basil. Tornati in hotel, a pioggia finita, quel pane più frutta e wusters sono stati il nostro buonissimo pranzo, gustato in tranquillità all'esterno, su comodissimi tavolini. Mamma ha nutrito uno stormo di passerotti ed è stata superfelice. Ma la più felice ero io, suppongo.

Al pomeriggio abbiamo cominciato la lunga serie di preparativi per il musical che dovevamo vedere, con la cuginetta protagonista, e il seguente party di famiglia. Il momento fondamentale della serata, dopo il bellissimo spettacolo, era vedere le foto di famiglia e il mega albero genealogico che papà ha portato dall'Italia. Momenti davvero belli, gioia, cibo buono e pure la torta!


Oggi Domenica, ultimo loro giorno a Pittsburgh, il programma è stato quello di fare colazione col cugino da Pamela's e poi visita veloce al panoramico Mount Washington. I miei hanno provato i pancakes per la prima volta (per me era la seconda) e ne sono stati contenti. Il posto è davvero bellino, consiglio vivamente di andarci, magari sul presto per evitare la fila. (Prima delle 10, direi).
La vista dal Mount Washington, raggiungibile in macchina o in funicolare, è direi mozzafiato. Fate conto che c'era anche foschia:
E poi… e poi niente, momento dei saluti.
Come avete visto la loro visita è stata densa e piena di cose. L'unica cosa che continuo a dire, di Pitt, è che qui è tutto un turbinio di cose. E nel vortice di passaggi in macchina, cheers e saluti, puff, come una bolla di sapone il sogno di averli qui è svanito, e un brutto aereo se li è riportati via. Sono ancora stordita da quante belle cose abbiamo fatto e visto. ma tutto così di fretta, così di corsa, così magicamente. Mi sembra che tutto sia stato solo una fantasia della mia mente, ma le foto parlano chiaro. 

Per fortuna non ho nemmeno avuto il tempo di piangere perchè sono stata portata subito all'Ikea più vicina. Servivano dei vasi per le piante e a me, sinceramente, delle lenzuola di ricambio e un cuscino duro-già che c'ero. 

Lo so, tutto questo non ha senso, è una follia fare tutte queste una dopo l'altra. Vivere negli States è come un grande spiedino di cose, uno spiedino lunghissimo che ci si deve mangiare in fretta, se no si raffredda.
E così, io che volevo magari anche un po' commuovermi un pochino, mi sono trovata -per fortuna!!- a frugare tra i vari Tromso, Ektorp, Grundtal, Hopen e Klippan. 
Una volta a casa, più che rincretinita da cotanto abbondare di emozioni, mi sono semplicemente dedicata alla pulizia della camera e al bucato. E alla catalogazione delle foto.

Grazie, grazie e grazie ancora!
Sono stati i giorni più belli a Pittsburgh, fino ad ora.
E ora se permettete vado a commuovermi un pochino….

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