sabato 21 aprile 2012

Il tanto e il poco. Contrasti americani


Oggi abbiamo fatto una camminata nel bosco vicino a casa. Pioveva e -grazie al cielo, ma mio malgrado- siamo scesi a 7° per intenderci. Mi sento meno idiota, mentre prima di uscire passo in rassegna i maglioni che ho portato. Ma torniamo al bosco: è il Frick Park. Sembra una foresta vergine, mai intaccata da essere umano. Ci sono un paio di strade battute e poi dei sentierini che in realtà sono determinati più da delle correnti di acqua che dal passaggio delle persone. Il giro che facciamo va in tutte le direzioni, non seguiamo nessuna particolare pista. Quasi ti dispiace camminare sopra alle piante, perchè è come camminare in una perenne aiuola dove sai che vige la regola "non calpestare l'erba". Mi viene spiegato che lì la missione della comunità è far emergere la natura così come è, spontanea, dove gli alberi possano nascere cresce e marcire in pace, in un perenne ciclo vitale che solitamente manca. C'è un gran odore di bosco, cioè quel marcetto che non sai mai se viene da scoiattoli morti o foglie in putrefazione. A proposito di scoiattoli: ne ho visto un in giardino…

Il bosco è tutto verdeggiane, dicevo, con tante piante una diversa dall'altra, perfettamente organizzate in aiuole e cespugli assolutamente naturali. Qui la gente ci corre, ci porta il cane, i figli, i nonni… fa jogging… e mi viene da pensare che l'America (gli States) sono proprio un paese strano. Se penso che a pochi miles da qui ci sono posti che vendono cose che voi umani non potete immaginare… patatine ai 4 oli, cookies delle meraviglie e succhi di frutta concentrati, surgelati, inscatolati e pronti per essere fatti rinvenire con la semplice aggiunta di acqua. 
Cosa accomuna tanta bellezza naturale a tanta confusione alimentare? La risposta, per ora, me la do così: l'abbondanza. L'abbondanza è il leit motiv di questo gran paese. Tutto è amplificato, nel bene e nel male. Tutto, per essere percepito, deve essere doppio e triplo. Non importa che siano piante o caramelle.
E' un po' come se i sensi di chi abita qui siano un po' atrofizzati e che per capire bene le cose le devi per forza gonfiare. Ma non è colpa di una mentalità particolare, penso che sia proprio una conseguenza di questi spazi così immensi che sin da subito hanno dato la massima libertà di fare il massimo. E questo, quindi, è quanto. Ed è tanto!
Più spazio lasci, più spazio si prendono, gli Americani. Come le tartarughe, che se le metti in vasche via via sempre più grandi, crescono di conseguenza. Sarebbe bello se questo valesse anche per i soldi: metterli in portafogli sempre più grossi per farli aumentare; ma l'unica cosa che aumenta, in quel caso, è il senso di vuoto…

Una bella particolarità del Frick Park è il tipo di rocce e di terra. Si tratta di antiche formazioni di roccia nera, tutta a strati sbrisoloni, che man mano che si sminuzzano diventano una sottile polvere nera. Deve essere un tipo di argilla, mi pare di capire. Molte parti di terreno non vegetato sono merissimi. 
Ci sono dei massi enormi sparsi ovunque, in via di sbriciolamento, che rendono questo bosco ancora più primordiale. 
Sentiero dopo sentiero, ci avviciniamo sempre di più all'abitato che circonda il parco con nonchalance. Compare un campo di bocce (grande), il museo del Sig. Frick (che pronuncio male, come se leggessi "Freak" = bizzarro) e poi le casette bene che ci sono qui. I giardinetti, tutto attorno alle singole casette, sono un tripudio di fiori e di colori. Sembra proprio di stare in un villaggio delle fate, nonostante la pioggia.

Nel pomeriggio, come contraltare, siamo stati in un grande centro commerciale per comprare delle cose per la casa e dei vestiti. Poi approfittando dei banconi dedicati agli alimentari, ho fatto spesa di verdura fresca, frutta e PASTA BARILLA (scusate la marchetta, ma quando cce vò ccè vò!). Ho poco tempo per guardarmi bene attorno, è un po' come quei programmi (americani) dove hai 3 minuti per fare la spesa e un'ora per fare una cena per 35 persone. Uh! Mi accorgo solo ora che mi manca tantissimo il canale satellitare Real Time (canale 31). Altra marchetta, scusate. 

Una volta a casa incomincio a lottare con il computer, per sistemare la mail e cercare info sui mezzi pubblici di Pittsburgh. La prima roba non riesco a farla (maledetto Tiscali, e questa è una contro-marchetta) la seconda ci riesco abbastanza, anche se è graficamente incomprensibile leggere i percorsi. Ho avuto meno problemi in Giappone! Lunedì, comunque, verificherò quanto sono "urban", visto che mi muoverò coi mezzi. 

Concludo la giornata alla sera, da sola, cucinandomi la pasta comprata e facendo dei biscotti al cacao con le spezie. Controllo la traduzione dei gradi da C° (nella mia mente) a F° (nel forno) e dico un paio di pater noster. Vengono bene e buoni, anche se, pur senza mettere lievito, raddoppiano di volume. Forse potrei provare ad infarinare i soldi con la farina che ho usato, per vedere se si gonfiano. 

Bòn, domani è domenica. Vedremo che succede ancora. Per ora ho tanto tempo di scrivere, chissà via via che sto qui. Lo scoprirete… dopo la pubblicità!

Nessun commento:

Posta un commento